E’ rimasta nella caserma dei carabinieri di Avetrana pochi minuti in instantempo la madre di Sabrina, Cosima Serrano, accompagnata dalla figlia maggiore Valentina. Ed in carcere il padre e figlia uno contro l’altra. E gli investigatori sono tornati sulla scena del delitto di Sarah questa mattina proprio per scoprire se la violenza c’è stata e se l’omicidio è compiuto solo da Michel, da Michele e Sabrina o solo da Sabrina.
Questa mattina i Ris dei carabinieri sono si sono ripresentati nella villetta dei Misseri di via Deledda ad Avetrana. e hanno cercato nelle stanze della casa qualche traccia dell’omicidio.
Un delitto terribile restato nascosto per 40 giorni e che varia di continuo per le dichiarazioni di Misseri.
Lui ha ucciso Sarah, stringendole al collo la fune del suo trattore. Poi ha nascosto il cadavere nel pozzo di contrada Mosca. Di questa agghiacciante ricostruzione, però, ha progressivamente aggiustato i dettagli. E poi l’ha stravolta venerdì scorso quando ha inserito la figlia Sabrina sulla scena del delitto.
E il racconto di sabrina faceva acqua da tutte le parti con numerose incongruenze: Il padre Michele racconta che Sabrina ha trascinato in cantina Sarah ma lei nega tutto…e nei minuti in cui Sarah moriva lei era in casa. In quel buco di una decina di minuti, secondo gli investigatori rientra l’omicidio di Sarah.
Le altre contraddizioni importanti che minano l’attendibilità del racconto di Sabrina, riguardano proprio i ricordi di Mariangela Spagnoletti. Le due amiche avevano appuntamento quel pomeriggio per recarsi in spiaggia con Sarah.
Sabrina sostiene di aver atteso l’arrivo dell’amica in veranda. Mariangela invece rammenta una scena completamente diversa. Quando arrivò in via Grazia Deledda con la sua Ford Ka color cobalto, trovò l’amica già in strada. Non era, quindi, nel patio di villa Misseri. Ricorda anche che Sabrina era già pronta e che era molto agitata. Armeggiava con il telefonino e già diceva: “L’hanno presa, l’hanno presa”.
Per gli investigatori la testimonianza di Mariangela è genuina, mentre a non quadrare è quella di Sabrina. Non si comprende perché arrivi alla conclusione di un rapimento dopo neanche dieci minuti dalla scomparsa di Sarah. Ma le divergenze tra le versioni di Sabrina e Mariangela non si fermano qui.
Si ripresentano intorno alle 15.15 quando dopo due giri in paese con la piccola utilitaria di Mariangela, le amiche arrivano nuovamente dinanzi a casa Misseri.
Mariangela sostiene che a quell’ora vicino al garage in cui Sarah era stata strangolata poco prima, c’erano entrambe le auto deella famiglia Misseri. C’erano cioè sia la Opel Astra station wagon sia la Seat Marbella. Sabrina, invece, insiste sul fatto che la Marbella non c’era. Secondo lei in quel pomeriggio, al rientro dalle primissime ricerche di Sarah, in via Deledda c’era solo una delle loro vetture: ovvero l’Opel Astra.
La discrasia non è irrilevante. Perché se è acclarato che fu Michele Misseri a portare in campagna e a nascondere il cadavere della povera Sarah, potrebbe cambiare la posizione di Sabrina e della madre. Se, come emerge dalle dichiarazioni di Mariangela, le due donne sono ancora in casa mentre il marito ragionevolmente non ha ancora caricato il corpo sulla sua vettura per partire e occultare il cadavere. A questo quadro lacunoso si aggiunge l’ultima verità di Misseri.
Lo zio aveva sconvolto tutti confessando il delitto. Ma anche per quel particolare sconcertante della violenza sul cadavere della nipote prima di infilarlo nella cisterna di contrada Mosca. Il suo legale ha annunciato che Michele Misseri intende ritrattare quella circostanza. Una bugia che avrebbe detto per avvalorare la sua figura di mostro e tenere fuori da questa storiaccia persone a cui vuole bene. “La verità sta venendo fuori gradualmente” – ha spiegato ieri Daniele Galoppa, avvocato dello zio assassino. E sibillinamente ha aggiunto che “ci sono ancora molte verità da portare a galla”. A fare da contraltare a queste dichiarazioni ci sono quelle di Sabrina e dei suoi difensori, gli avvocati Vito Russo ed Emilia Velletri. “Voglio un confronto con mio padre. Le sue accuse le deve ribadire guardandomi negli occhi” – ripete nel chiuso della sua cella e ai magistrati.
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